La sospensione dell’incredulità: il patto narrativo con il lettore

Il patto narrativo e la sospensione dell'incredulità

Che cos’è la sospensione dell’incredulità?  

La sospensione dell’incredulità è senz’altro un concetto con il quale ben presto, in maniera più o meno consapevole, ti sei trovato a fare i conti, sia da lettore che da scrittore.

Un concetto, quello della sospensione dell’incredulità, che può risultare il più delle volte ambiguo o poco chiaro.

Soprattutto quando si è alle prese con le prime prove di scrittura di un testo.

In questi casi, spesso e volentieri, esso rischia di confondere le idee e trarre in inganno tanto chi legge quanto chi scrive una storia.

Pertanto, cerchiamo di fare chiarezza e proviamo a spiegare il patto della sospensione dell’incredulità e la sua imprescindibile importanza in un testo narrativo.

Dunque: che cos’è la sospensione dell’incredulità?

La sospensione dell’incredulità è un vero e proprio patto narrativo che si stringe tra scrittore e lettore.

Un patto narrativo in cui il lettore si impegna a “dare per vero” e ad accettare come tale, oltre ogni dubbio, ciò che lo scrittore propone all’interno della sua storia, pur nella consapevolezza che si tratta di finzione narrativa.

In tal senso, quindi, la sospensione dell’incredulità è quel fattore che ci consente di leggere un testo narrativo e di considerare plausibile tutto ciò che leggiamo.

Doverosa precisazione:

l’accettazione di questo patto narrativo, che “entra in vigore” tacitamente ogni qualvolta ci apprestiamo a leggere un testo, non implica il fatto di dover credere indistintamente a qualsiasi cosa viene scritta.

La sospensione dell’incredulità, dall’inglese “suspension of disbelief”, consente al lettore di accettare per vere le parole dello scrittore, così da entrare nella storia e immergersi in essa.

Nell’istante in cui il lettore si appresta a leggere qualsiasi tipo di testo narrativo, romanzi di genere compresi (romanzi rosa, romanzi gialli, romanzi horror, libri di avventura, ecc), accetta di “mettersi a disposizione dello scrittore”.

Ovvero, dà il proprio consenso a credere, oltre ogni dubbio, alle parole scritte dall’autore.

Esempi di sospensione dell’incredulità

Sospensione dell’incredulità, quindi, vuol dire accettare per vero che, ad ogni nuova bugia, il naso di un burattino di legno si allunghi sempre di più.

E, per lo stesso principio, accettare come vero che Père Goriot sia stato disposto a fare qualunque cosa per la gioia delle proprie figlie.

Non a caso ho preso ad esempio due storie diversissime.

La prima, quella di Pinocchio, è una storia di fantasia.

La seconda, quella scritta da Honorè de Balzac, una storia che è tra le più alte espressioni del realismo francese.

Ciò per sottolineare che la sospensione dell’incredulità è un elemento trasversale a qualsiasi genere letterario.

È una prerogativa di qualsiasi testo narrativo.

Un breve cenno alle origini

Il primo ad esplicitare il concetto di sospensione dell’incredulità è stato il celebre poeta, critico letterario e filosofo inglese Samuel Taylor Coleridge.

Nella sua Biographia literaria del 1817, Coleridge scrisse:

 “ […] venne accettato, che i miei sforzi dovevano indirizzarsi a persone e personaggi sovrannaturali, o anche romanzati, e a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell’immaginazione quella volontaria sospensione del dubbio momentanea, che costituisce la fede poetica.”

Samuel Taylor Coleridge, in questo frammento, faceva riferimento alla poesia.

Ma quanto da lui teorizzato era ed è assolutamente valido anche per la narrativa.

Con il patto della sospensione dell’incredulità, quando si legge un testo, e in quel momento soltanto, si accetta di credere a quanto scritto.

Si accetta di sospendere qualsiasi parere sulla storia e di lasciarsi trasportare completamente dalla narrazione.

“La fantasia non è altro che un aspetto della memoria svincolato dall’ordine del tempo e dello spazio”, precisava il poeta inglese.

Come dargli torto!

Come intendere il patto narrativo

L’interpretazione più opportuna e proficua del cosiddetto patto narrativo, è quella che possiamo esprimere nei seguenti termini:

lo scrittore, rivolgendosi idealmente al lettore, non gli dice tanto:

“caro lettore sforzati di credere a tutto ciò che scrivo, tanto sappiamo bene entrambi che è tutta finzione!”

Quanto, piuttosto:

caro lettore, accetta come vero tutto ciò che ti racconto, cosicché potrai godere al meglio della storia”.

Chi legge, dunque, accetta di fare un passo verso lo scrittore.

Ovvero, si affida a lui per lasciarsi guidare all’interno della storia.

Sospensione dell’incredulità, tuttavia, non vuol dire che lo scrittore può inserire nella storia qualunque cosa gli giri per la testa.

E che il lettore, a sua volta, alla luce del patto narrativo, sia destinato sempre e comunque a sorbirsela.

Tutt’altro.

C’è un aspetto assolutamente fondamentale in questo senso che orienta e disciplina la libertà espressiva di un autore e la sua responsabilità nei confronti del lettore.

Si tratta della cosiddetta coerenza narrativa.

Coerenza narrativa

Il modo migliore per spiegare cosa si intende per coerenza narrativa e la sua funzione all’interno del patto narrativo tra autore e lettore è quello di ricorrere ad un esempio.

L’esempio più efficace è quello offerto dal romanzo di fantascienza.

Se scelgo come scenario della mia storia il pianeta Terra, è accettabile e plausibile, narrativamente parlando, che possa esserci un’invasione da parte degli alieni, ovvero da parte di esseri capaci di spostarsi da un pianeta all’altro grazie a tecnologie e poteri straordinari.

Poteri che, oltre ogni ragionevole dubbio, un essere umano non ha.

Un comune essere umano, in quanto tale, non può alzarsi in volo e frantumare con un pugno un asteroide (a meno che l’autore non informi il lettore che il personaggio in questione, ad esempio, ha assunto una sostanza che gli ha donato poteri eccezionali; ma questo è un aspetto diverso).

Un personaggio che agisce in modo incoerente rispetto a quella che è la propria natura, il proprio ambiente, il proprio contesto e le proprie possibilità, rischia di compromette seriamente la buona riuscita della storia.

Nel momento in cui il lettore scopre un elemento “poco coerente” con il resto della narrazione, il patto narrativo viene a mancare, rivelando tutta l’inconsistenza e la labilità della struttura narrativa.

Risultato?

Il lettore abbandona anzitempo la lettura della storia.

Coerenza narrativa e verosimiglianza

È bene fare un ulteriore precisazione:

la coerenza narrativa, la verosimiglianza e la plausibilità, funzionali ad attivare la sospensione dell’incredulità, sono prerogative di racconti e romanzi di qualsiasi genere letterario.

Anche in una storia di impianto realista, in una realtà assolutamente comune e ordinaria, come può essere la vita di tutti i giorni, è bene che siano soddisfatti tutta una serie di requisiti in termini di coerenza narrativa e verosimiglianza.

In ogni storia creata, in ogni scenario e situazione, dunque, tutti gli elementi che compongono la storia devono coesistere ed essere percepiti dal lettore come verosimili e in rapporto di coerenza tra loro.

La storia narrata, infatti, deve soddisfare tutti i requisiti di credibilità e logicità e deve farlo in tutti i suoi aspetti, dando al lettore l’incontrovertibile sensazione che la storia sia vera in tutto e per tutto, oltre ogni dubbio.

Coerenza narrativa e verosimiglianza, sia nel mondo reale quanto in mondi fantastici, non dovranno essere sacrificate per nessun motivo.

Per tale ragione, un racconto o un romanzo, di qualunque genere letterario sia, necessita di un accurato e meticoloso lavoro di progettazione narrativa.

Il tutto affinché gli elementi “di finzione” risultino tra loro perfettamente coerenti e verosimili, al punto che il lettore possa sprofondare completamente nelle vicende descritte e godere appieno di quella che è, sempre e comunque, un’opera di invenzione.

John Ronald Reuel Tolkien, celebre autore di Lo Hobbit e de Il Signore degli anelli, scriveva:

“Lo scrittore deve porre attenzione alla presentazione di un mondo, impegnarsi a costruire un universo, prenderlo sul serio e approfondirne ogni suo aspetto”.

Ciò a dimostrazione del fatto che, un romanzo come un racconto, di qualunque genere sia, pur essendo frutto di ispirazione, è sopra ogni cosa il risultato di un lavoro di pianificazione e costruzione.

Pianificazione e costruzione che si basa sulla verifica delle fonti, su idee credibili, su informazioni reali e precise.

E, sopra ogni cosa, su un attento lavoro di scrittura.

Ricorda: il patto della sospensione dell’incredulità sortisce il suo effetto nel momento in cui il lettore, immerso nel testo, non è più interessato a scoprire se la storia che sta leggendo sia vera oppure no.

Lo scrittore, nell’istante in cui riesce ad incollare il lettore alla storia, ovvero a farlo immedesimare in essa al punto tale da procuragli la sensazione di vivere all’interno della storia stessa, ha raggiunto il suo scopo.

A te, quindi, il compito di progettare nel modo più attento e preciso possibile la storia che hai intenzione di scrivere.

 

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