
Scrivere una storia modulando il tempo narrativo
Il tempo narrativo è un aspetto fondamentale nella scrittura di una storia.
Abbiamo visto in precedenza come uno scrittore possa scomporre e ricomporre i vari tasselli di una vicenda intervenendo su intreccio e fabula.
Oltre all’ordine sequenziale degli eventi che compongono una storia, uno scrittore deve essere capace anche di definire al meglio la loro durata in base al ritmo che decide di infondere alla storia stessa.
Pertanto è bene approfondire il rapporto tra il tempo della storia e il tempo del racconto in riferimento al tempo della narrazione (o tempo narrativo).
Tempo della storia e tempo del racconto
Il tempo della storia (o anche tempo della fabula) è il tempo in cui avvengono i fatti raccontati.
Nel romanzo di Gabriel Garcia Marquez L’amore ai tempi del colera, ad esempio l’intera storia ha inizio verso la metà degli anni venti e si dipana lungo un arco temporale che copre gli oltre cinquant’anni successivi, con il ricongiungimento di Florentino Ariza e Fermina Daza.
Il tempo del racconto (o anche tempo dell’intreccio) è la parte nel testo destinata alla narrazione delle vicende.
Così, in L’amore ai tempi del colera, Gabo narra l’oltre mezzo secolo di vicende amorose di Florentino e Fermina in circa quattrocento pagine, che anche il più svogliato dei lettori di certo non impiega cinquant’anni a leggere.
L’ordine degli eventi in un testo
In un testo narrativo il tempo della storia e il tempo del racconto generalmente differiscono relativamente a due aspetti:
a) l’ordine in cui le vicende sono narrate
b) la durata di ognuna di esse
Nella realtà scorre seguendo un ordine cronologico.
In una narrazione spetta all’autore decidere secondo quale ordine proporli al lettore, il quale ha facoltà di creare la successione dei fatti che secondo lui è più efficace e opportuna.
Ciò è reso possibile grazie all’utilizzo di analessi e prolessi.
La durata degli eventi in un testo
L’amore ai tempi del colera è un esempio molto efficace a comprendere che se nella realtà una storia può durare vari decenni, in un romanzo dura senz’altro meno tempo, in quanto vivere una storia non è la stessa cosa che narrarla.
Ogni evento, nella realtà, può avere una durata variabile, che può essere misurata in millenni, secoli, anni, mesi, giorni, ore, minuti, secondi, attimi.
In una narrazione, invece, la durata di una vicenda corrisponde alla lunghezza del testo utilizzato, misurabile in capitoli, pagine, paragrafi, righe, frasi, parole.
Ecco perché la durata delle vicende e degli avvenimenti di una storia non corrisponde mai alla loro durata nella narrazione.
Talvolta, soltanto in alcuni passaggi di un testo si può avere una sovrapposizione tra la durata della storia e quella della narrazione.
In generale il tempo della storia e il tempo del racconto non coincidono.
La velocità degli eventi in un testo
La velocità di un testo narrativo (e la relativa variazione) è data dal rapporto tra il tempo della storia (millenni, secoli, anni, mesi, giorni, ore, minuti, secondi, attimi) e il tempo del racconto (capitoli, pagine, paragrafi, righe, frasi, parole).
Quindi: Velocità = Tempo della storia / Tempo del racconto
Cinque sono le possibili combinazioni che si possono ottenere e cinque sono le possibili soluzioni narrative a disposizione di uno scrittore:
a) Pausa: Tempo della storia = 0
Nella pausa il tempo della storia è fermo ed è quindi pari a zero in quanto il narratore è impegnato a descrivere sensazioni e stati d’animo che, sebbene durino pochissimo, occupano diverso spazio nell’ambito della narrazione.
Si verifica una vera e propria sospensione del tempo reale.
L’azione non va avanti, anzi, è sospesa per fare posto a digressioni, riflessioni, descrizioni o, anche, commenti diretti da parte del narratore riguardo le vicende narrate.
b) Rallentamento: Tempo del racconto > Tempo della storia
Nel rallentamento (narrazione rallentata) il tempo del racconto è superiore al tempo della storia, in quanto il testo riporta in numerose pagine fatti, vicende, avvenimenti, situazioni che durano soltanto pochi minuti o poco più.
In questo caso l’azione avanza in maniera particolarmente lenta in quanto ogni episodio, vicenda, avvenimento, situazione è riportata con notevole dovizia di particolari e il tempo sembra dilatarsi.
c) Scena: Tempo del racconto = Tempo della storia
Nella scena il tempo del racconto corrisponde al tempo della storia in quanto c’è una sovrapposizione tra la durata delle vicende riportate e la loro relativa lunghezza nel testo.
È il caso delle scene in cui sono presenti dei dialoghi (o anche dei monologhi) in quanto il tempo richiesto per recitare le battute è esattamente lo stesso di quello che occorre per leggere la pagina scritta (narrativa cronologica).
d) Sommario: Tempo del racconto < Tempo della storia
Nel sommario il tempo della scena è inferiore a quello della storia, le vicende accadute in anni, mesi, giorni sono condensate in poche righe o in pochissime pagine del testo (sommario narativa).
Generalmente il sommario viene utilizzato per imprimere un’accelerazione al ritmo del racconto ed è impiegato di solito tra le diverse scene di dialogo.
e) Ellissi: Tempo del racconto = 0
Nell’ellissi (ellissi narrativa – ellissi temporale) il tempo del racconto è pari a zero, in quanto intere parti di una vicenda o dell’esistenza dei personaggi (poche ore o molti anni) non sono raccontate bensì omesse dalla narrazione e pertanto sottintese, lasciate all’intuito di chi legge, il quale comprende, in maniera evidente e inequivocabile, che il tempo reale delle vicende raccontate, sarebbe di gran lunga superiore rispetto al suo semplice girare pagina.
Il ritmo narrativo
Il ritmo narrativo è un aspetto assolutamente fondamentale in un racconto come in un romanzo.
Lo scrittore riesce a modulare il ritmo narrativo di un testo alternando sequenze dove il tempo della storia è più veloce del tempo del racconto e sequenze dove il tempo della storia è più lento del tempo del racconto.
In tal modo, per imprimere un’accelerazione al ritmo si può ricorrere ai sommari mentre pause e rallentamenti sono particolarmente efficaci per diminuirlo e offrire al lettore una parentesi di riflessione relativamente ai fatti narrati nel testo.
Il modo più efficace per intervenire sul ritmo narrativo è quello di gestire le sequenze nella in maniera più opportuna, oscillando abilmente tra le sequenze dinamiche e le sequenze statiche:
a) Le sequenze riflessive coincidono con le pause, in quanto sospendono completamente l’azione per fare spazio a riflessioni, considerazioni, punti di vista e ragionamenti dell’autore o dei personaggi e il tempo della narrazione sembra arrestarsi.
b) Le sequenze descrittive corrispondono ai rallentamenti e, pertanto, sono sequenze statiche, dove la storia non avanza, ma il chi legge viene a conoscenza di aspetti utili per la caratterizzazione e la definizione di personaggi e ambienti.
c) Le sequenze dialogiche coincidono con le scene, in quanto il tempo impiegato dai personaggi per dialogare tra loro coincide esattamente con quello impiegato dal lettore per leggere il dialogo stesso.
d) Le sequenze narrative includono ellissi e sommari e, pertanto, sono le più veloci, narrando archi temporali anche molto lunghi e portando avanti la storia.
Per cui, per scrivere un pezzo dal ritmo sostenuto, ricorrerai prevalentemente a sequenze narrative con dialoghi veloci e pochissimi elementi descrittivi, così da ottenere una scena altrettanto rapida e veloce.
Viceversa puoi ricorrere a sequenze riflessive o descrittive per rallentare l’azione o bloccarla in un punto preciso.
A te il compito di dosare e combinare opportunamente le diverse soluzioni a disposizione, poiché un testo esclusivamente narrativo e privo di descrizioni risulterebbe scarno, come un brano fatto di sole descrizioni sarebbe decisamente piatto e noioso.
Ricorda: un buon testo è un testo che ha un ritmo narrativo che varia, ovvero un testo che racchiude in sé tutti i diversi tipi di sequenza e lavora sui diversi tipi di velocità tra tempo del racconto e tempo della storia.
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